POESIE E MEMORIA

  • LA FOSSA DI GUBBIO


    Presso alle spighe
    che il sole di giugno matura,
    accanto ai solchi fecondi
    che han coronato il lavoro dei forti,
    è stata scavata una fossa.
    L’ha voluta la legge del sangue,
    l’hanno scavata le braccia tremanti
    dei condannati alla strage.

    Ed or li ricopre la terra
    più buona e pietosa
    degli uomini folli e omicidi.

    Li accolse nell’erba
    tragica e bianca
    simile a madre dolente
    -in nome delle madri dolenti!-
    che allarga le braccia frementi
    ad accogliere il figlio che cade.

    Quaranta ne volle la legge del sangue,
    innocenti miti ed ignari,
    a placare l’orribile Moloch
    immortale ed orribile
    assetato di sangue innocente.

    Li strappò al lavoro e all’amore
    alle mamme li strappò,
    ai figli e alle spose,
    come una furia che passa
    e distrugge la gioia e la vita.
    “Figlio mio!” implorava dal letto
    la mamma paralitica e sola.

    Dieci figli nella misera casa
    Si aggrappavano al padre…

    La vecchia nonna additava ai crudeli
    Cinque poveri bimbi
    che avean già perduto la mamma.

    E da tutte le case
    usciva il pianto atterrito
    di mamme di bimbi e di spose.

    Tre tombe la sadica furia
    avrebbe scavato nell’unica casa
    e i due orfanelli
    avrebbero ucciso alla vedova madre.


    Il gruppo umano dolente,
    sospinto dai demoni armati,
    fu portato alla fossa.
    “Misericordia! pietà!” gridavano
    agli uomini e a Dio.

    che profferir non poterono
    la loro difesa… Nel gruppo due giovani
    muti e sordi dal nascere,
    che non udiron la loro condanna

    Nel gruppo due donne,
    la madre e la figlia
    la più desolata Pietà
    scolpita ne la carne e nel sangue.

    Ultima cadde la madre:
    suprema ferocia, ovver misteriosa
    pietà della sorte,
    che a quei figli infelici
    sul limitar della morte
    donava una madre presente
    che poi li guardò
    con occhio di pianto atterriti;
    giacque con essi
    a ridir nel silenzio profondo
    -spenta l’eco della mitraglia assassina-
    che in lei tutte le mamme
    giacevan là sotto col cuore sanguinante
    e morivano anch’esse
    nella fossa dei figli.


    La legge barbarica,
    relitto dei secoli neri,
    ha imposto il suo tasso crudele
    di turpe usuraia: QUARANTA per UNO.

    Ma come il seme del grano
    scende nei solchi e vi muore
    per rifiorire nei campi
    simile alle onde del mare
    lievemente agitate
    nel flusso e riflusso,
    cosi scesero i martiri
    nel solco di morte e di Vita
    e si chiamarono dalle innumeri fosse
    che la novella barbarie
    di Moloch immortale ed orribile
    ha scavate nel mondo,
    e gridarono fino alle stelle
    e li guardarono pie
    e che piangono su tutte le tombe:
    -La legge del sangue è bandita,
    soffocata da nuovi costumi
    che fanno civili le genti
    e sacra la vita.
    Nel centro della tragica fossa,
    forse tra il più dolce dei padri,
    e il giovinetto più puro
    sta confitta una croce
    che a tutti i carnefici impone
    di non più versare sangue innocente che degli
    innocenti e dei martiri vindice è Dio.
    Mons. Origene Rogari

  • Innanzi al Muro
    Crivellato di pallottole e punteggiato di brandelli
    Di carne umana
    Cadeste uno sull’altro
    Avvinti in un groviglio di corpi
    Fumanti di sangue
    Nel sacrificale rito di barbari
    Cui fu legge il mitra
    
    Trasalì in quell’ora
    Il cuore delle mamme e delle spose
    Muta rimase la città dolente
    Senza più lacrime
    
    Su la comune fossa altare di supremo olocausto
    Con l’acre odore di sangue
    Alta si levò la Gloria
    Non di chi uccise
    Ma di voi che cadeste
    Fu la vittoria
    Perché divina legge
    Vuol vincitor chi muore
    
    Da quelle nere zone
    intrise di sangue e di carne perenne echeggia
    al muto viandante un testamento sacro
    libertà e pace

    Mons. Spaziani

  • La forza del ricordo
    Noi siamo tornati indietro nel tempo
    per avere la forza di ricordare.
    
    Un giorno senza parole
    un’alba sperduta nella memoria della storia,
    le anime fredde dei tedeschi
    nelle calde giornate di giugno.
    
    In un silenzio profondo,
    il bussare alle porte del popolo,
    strappare gli uomini dalle proprie famiglie.
    la gente avvolta dall’inquietudine.
    
    Udiamo il dolore e le lacrime
    delle 40 Vittime
    di un sacrificio umano.
    Dopo gli spari un silenzio assordante
    che spezzò la quiete.
    
    E noi oggi, riuniti qui,
    con un fiore in mano,
    per essere testimoni di questo ricordo.
    Per far si che altra gente non versi lacrime ingiuste,
    mantenendo nel nostro cuore
    il ricordo vivo di queste persone
    morte senza nessuna colpa.
    Uomini innocenti,
    con la paura negli occhi senza sapere il perché.
    
    La nostra forza unita
    è data dal nostro ricordo.
    Questo per evitare altre ingiustizie

    l consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi
    Gubbio, 27 Gennaio 2010

  • Ci sarà Pace
    Non prima
    che ogni uomo
    riesca a saziare
    la fame e la sete
    Ci sarà pace
    
    Non prima
    che ogni uomo riesca a vestirsi
    dell’essenziale,
    Ci sarà pace
    
    Non prima
    che ogni uomo
    riesca ad esprimere
    i propri ideali
    Ci sarà pace
    
    Perché pace
    non solo è
    assenza di guerra,
    ma amore,
    giustizia, tolleranza.
    
    Allora,
    salviamo il mondo che soffre
    aiutiamolo a crescere,
    stringiamoci sempre la mano:
    Ci sarà Pace

    Alunni scuola media “Mastro Giorgio”

  • Memoria
    Sulle soglie dell’estate 
    Sulle soglie del corso 
    Si udì uno sparo … 
    … e poi il silenzio. 
    
    La gente spaventata 
    Per le vie scappava 
    E in quel momento la tragedia si consumava … e poi più nulla.
    
    Appena scavate le fosse 
    Il muro fu pieno di pallottole rosse 
    Rosse di sangue innocente… 
    il sangue della nostra gente. 
    
    La gente piangeva straziata 
    Per una tragedia appena iniziata Per una guerra mai finita… 
    perché fa parte della nostra vita.

    Alunni scuola media “Ottaviano Nelli”

  • I Quaranta Martiri
    Gubbio 1944
    
    Sangue che gronda innocenza
    Grida straziate ed inermi
    Dalle gole morenti
    Serrate di gelo
    Contro i mostri d’acciaio contorti di morte
    Generati dall’odio e dalla paura
    
    Occhi senza lacrime
    E amari giorni futuri di vuoto
    Di mogli e di madri e di amati bambini
    Nel sole tremante di freddo
    
    Pur dai piedi di quel muro
    Sbriciolato dalla nera violenza
    Paura malata d’orgoglio e di morte
    Una gemma innocente
    
    Si disseta
    
    A una perla di rugiada
  • Silenzio
    Silenzio da parte del mondo
    È tempo di ricordare
    
    Nel passato e non soltanto
    si son fatte tante cose
    morti, stragi, distruzioni
    troppo tristi e dolorose
    
    Silenzio da parte del mondo
    
    È tempo di pensare:
    stiamo in silenzio assoluto
    l’uomo moderno si fermi
    rifletta su quanto è accaduto
    
    Silenzio da parte del mondo
    
    Ed ora è tempo di agire:
    cambiamo il volto del male,
    perché tutto quello che è stato,
    non si ripeta mai più.

    Alunni scuola media “Mastro Giorgio”

  • Memoria
    Ad ogni lapide del Mausoleo
    Quaranta petali di rosa fuxia
    la gente passa
    son passati anche loro.
    
    In questa via della resistenza
    immobili nell’aria tragica
    la via è un incanto
    là li bacia il sole.

    Dante Ambrogi

I Quaranta Martiri

Una impietosa fossa
-ara di sacrificio!-
per turpe legge barbara
s’aprì ferocemente
ai Martiri innocenti.

La mitraglia omicida
li accalcò nella terra,
dove il cuor delle mamme
si accolse ancor per sempre
onde morir coi figli.

Mai scesi erano i Martiri
di morte in una tomba
e di risurrezione.

In quella fossa tragica
confitta fu una Croce
che un divino giorno
per sempre maledisse
la sanguinosa legge
crudele e fratricida,
perché la vita è sacra.

Una divina Croce
che dalle tombe innumeri
dal folle odio scavate
grida dei suoi martiri
eterno vindice è Dio

Mons. Origene Rogari

PREGHIERA IN SUFFRAGIO DEI 40 MARTIRI FUCILATI DAI TEDESCHI 22 GIUGNO 1944

O Signore di misericordia, Dio dei Martiri,
accogli nella Tua gloria le anime dei cari Estinti
che l’odio degli uomini ha strappato dalle nostre case
e ucciso con la più feroce e orribile delle morti.

Per la loro innocenza, per il loro sacrificio,
concedi che dalla fossa di tanto martirio,
le anime loro siano salite al Paradiso.

Conforta il nostro indicibile dolore,
proteggi le nostre case, i vecchi genitori,
le vedove, gli orfani
che il barbaro eccidio ha gettato nel dolore e nel pianto.

O Vergine Addolorata, che fra le Tue braccia
accogliesti il corpo martoriato del Tuo figlio Gesù,
addolcisci la spada che trafigge anche il nostro cuore
e fa che un giorno insieme a Te contempliamo in Cielo
i corpi straziati dei nostri Cari,
risorti per sempre nella luce di Dio.

Così sia.

Preghiera dettata da S. E. Mons. BENIAMINO UBALDI Vescovo di Gubbio